Un mio articolo pubblicato su il manifesto.
Buona lettura
Una pericolosa escalation, un parlamento sempre più egemonizzato da una agenda di guerra e dunque dal protagonismo dell’asse popolari conservatori, quello a cui lavora alacremente la premier Meloni in vista delle elezioni europee del prossimo anno.
Con un doppio obiettivo: rafforzare l’Europa delle nazioni a trazione Nato (politica e militare), annichilendo la dimensione comunitaria; preparare il terreno di un cambio epocale di equilibri in Europa con la destra destra protagonista assoluta. Ieri un’altra tappa di questa strategia, votare capitoli, nell’ambito di una risoluzione a sostegno dell’Ucraina, scritti per promuovere una adesione accelerata di Kiev alla Nato, nonostante le cautela su questo punto persino del Segretario generale Nato Stoltenberg. Paragrafo e orientamento votato dalla grande maggioranza dei parlamentari.
Il Parlamento “invita gli alleati della NATO a onorare il loro impegno per quanto riguarda l’adesione
dell’Ucraina alla NATO e si attende che i prossimi vertici a Vilnius e Washington
spianino la strada per estendere l’invito all’Ucraina ad aderire alla NATO…” .
391 si, 72 no, 48 le astensioni.
L’Europa sembra aver smarrito l’ambizione di una propria autonomia strategica in un quadro globale trasfigurato dalla guerra e anche la vocazione più profonda, quella che ne ha determinato la nascita, ovvero la ricerca di un negoziato di pace. Non solo, ma questo continuo rilancio e richiamo alla sola dimensione militare ci avvicina drammaticamente alla condizione di co-belligeranti. A Strasburgo sembra sia calata una coltre di unanimismo con i gruppi progressisti, esclusa la Left, trascinati in uno schema che gonfierà le vele della destra, colpendo inevitabilmente il progetto europeo dei padri fondatori. Dobbiamo in ogni, modo dentro e fuori il Parlamento europeo, provare ad invertire la tendenza.
In ballo c’è il nostro modo di stare dentro lo scenario di guerra e di promuovere il sostegno all’Ucraina, ma anche l’Europa che prenderà forma nei prossimi mesi. E salvare la dimensione comunitaria battendo nazionalisti e nazioni è una battaglia che vale la pena fare. Nelle istituzioni e nel gorgo della società europea